Gio. Mag 2nd, 2024

LOCAMPO

Continua la rassegna di seminari scientifici promossa dalla Società Astronomica Pugliese, in collaborazione con Esa, Asi, Inaf, The Lunar Society, Coelum Astronomia, Virtual Telescope Project, Cea Solinio di Cassano delle Murge e 11 istituti liceali pugliesi.

Venerdì e sabato 9 e 10 maggio è il turno del giornalista Antonio Lo Campo, esperto di astronautica ed esplorazione spaziale.

Antonio Lo Campo da più di vent’anni svolge attività di giornalista free lance a tempo pieno, e collabora con i quotidiani “La Stampa”, “Avvenire” e “La Gazzetta del Mezzogiorno”, e, per i mensili di astronomia “Nuovo Orione” (dove cura la rubrica “Cronache Spaziali”), e “Le Stelle”, e per altre testate giornalistiche nazionali di informazione scientifica.

E’ autore di alcuni libri, tra i quali “Il ritorno sulla Luna” (Chiaramonte – Torino 1996), “Storia dell’astronautica” (L’Airone – Roma 2000), “Spazio: la nuova era” (2004) realizzato come consulente di Space-Fondazione Europea per lo spazio.

Ha preso parte a molte trasmissioni in Tv e radio locali e nazionali, quasi sempre come ospite esperto su temi legati ai voli spaziali, e ha collaborato ad alcune trasmissioni Rai, compresa “Viaggio nel cosmo”, di Piero Angela, del 1998, Geo & Geo, e per alcuni programmi di educational.

Spesso impegnato come organizzatore o relatore di conferenze e convegni su temi di scienza e spazio, è membro di associazioni di cultura spaziale, compresi il CISU (Centro Italiano Studi Ufologici), e l’Associazione Italiana di Astrofilatelia.

Ha incontrato e intervistato molti astronauti, di diverse nazionalità, compresi i tre dell’Apollo 11 e il pioniere americano John Glenn, oltre ad alcuni dei protagonisti delle prime missioni russe nello spazio.

Ha inoltre visitato numerosi centri di ricerca e basi spaziali in Italia e all’estero.

Oltre che di temi legati allo spazio, si occupa di tecnologie dei trasporti, in particolare per i settori aeronautico e ferroviario.

 

Da Gagarin alla Stazione Spaziale – mezzo secolo di astronautica è il tema delle conferenze che Antonio Lo Campo terrà in tre licei pugliesi:

Venerdì 9 maggio, alle ore 11 presso il Liceo E. Amaldi di Bitetto e alle ore 16 presso il Liceo G. Marconi di Foggia.

Sabato 10 maggio, invece, Antonio Lo Campo sarà ospite del Liceo Leonardo da Vinci di Fasano.

Il 12 aprile del 1961, un razzo vettore russo accendeva i suoi motori e si lanciava nel cielo del Kazakhistan, quando a Mosca erano le 9,07. In cima ad esso c’era la capsula sferica di 2 metri e mezzo di diametro, chiamata Vostok 1. E a bordo c’era il primo cosmonauta della storia: Jurij Gagarin.

La storica, prima orbita di un uomo nello spazio era stata compiuta al termine di una missione durata 108 minuti: “Il cielo” – comunicava Jurij dall’orbita – “è completamente nero, e vedo la Terra azzurra sotto di me”.

Era iniziata così una nuova era: quella dell’uomo nello spazio. Un’era che di recente ha compiuto 50 anni.  Dopo quei primi lanci, vennero ben presto varati nuovi programmi per l’invio di uomini nello spazio; il primo americano in orbita, John Glenn, effettuò tre orbite il 20 febbraio 1962.     Poi le missioni iniziarono a susseguirsi con maggiore continuità. Nel 1966, tra i voli Vostok e Voskhod russi, e le missioni Mercury e Gemini da parte statunitense, erano già stati in orbita dieci cosmonauti russi, tra cui una donna (Valentina Tereskhova), e 19 americani, alcuni dei quali erano stati già due volte nello spazio.

L’era dell’uomo nello spazio era iniziata con le navicelle monoposto e le missioni aumentarono in breve tempo: negli anni sessanta era iniziata la gara tra USA e Russia per la conquista della Luna.

Una gara che, dopo molti, importanti primati sovietici, vide vincitori gli USA: il 20 luglio 1969 il modulo lunare dell’Apollo 11 scende sulla Luna, e Armstrong e Aldrin sono i primi due uomini a mettere piede sulla superficie selenica.

La missione Apollo 11 avvenne solo otto anni dopo il volo di Gagarin; seguirono altre sei missioni di sbarco, tutte con successo da Apollo 12 ad Apollo 17  (solo la 13 non riuscì ad allunare).

In seguito, dopo la conquista della Luna da parte americana, si è tornati più vicini alla Terra: iniziò l’era delle stazioni spaziali, e l’uomo iniziava così ad impadronirsi e a comprendere sempre meglio come vivere e lavorare nello spazio per lunghi periodi, preparandosi ad affrontare nuovi viaggi ed esplorazioni, come saranno in un prossimo futuro le missioni verso gli asteroidi e poi, il grande sogno: Marte.

Dallo Skylab del 1973 ai laboratori Saljut, passando per la più recente stazione russa “Mir”  (con i record di permanenza dei cosmonauti russi), si arriva all’attuale Stazione Spaziale Internazionale, un grande programma di cooperazione internazionale che permette oggi con continuità a sei astronauti di diversa nazionalità, italiani compresi, di rimanere per lunghi periodi nello spazio.

E nel frattempo, per trent’anni, c’è stata l’era delle missioni dello space shuttle, e delle cinque navette spaziali che in 135 missioni si sono alternate in orbita; proprio lo space shuttle, assieme a lanci di vettori tradizionali (soprattutto russi) ha permesso di costruire la stessa Stazione Spaziale Internazionale, dopo che, negli anni novanta, aveva già attraccato più volte la stazione russa Mir.

Sullo shuttle, hanno volato tra le stelle anche gli astronauti italiani Malerba, Cheli, Guidoni, Nespoli e Vittori.  L’era degli astronauti italiani prosegue ancora oggi con le spedizioni sulla Stazione Spaziale: il primo ad abitare l’avamposto orbitale fu Guidoni nel 2001, cui fecero seguito le tre missioni di Vittori, le due di Nespoli, e quella di Parmitano. In attesa del volo di Samantha Cristoforetti, prima italiana nello spazio, il cui lancio è previsto per novembre 2014

E nello spazio, dal 2003, ci vanno anche gli astronauti cinesi con le loro missioni realizzate in completa autonomia, che porteranno alla costruzione di una stazione spaziale cinese entro pochi anni, e a missioni di cosmonauti cinesi verso la Luna.

Il nuovo obiettivo principale dell’astronautica di oggi, è la conquista di Marte. Ma questa volta non sarà più solo “terreno” planetario di conquista da parte degli americani: così come è stato fatto per la Stazione Spaziale Internazionale, e a differenza di ciò che fu il Programma Apollo (solo americano), vi parteciperanno l’ESA europea, Russia, Giappone e molte altre nazioni.

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