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Per adesso è solo un prototipo, e non ha le ali. Ma spera di metterle presto, soprattutto dopo il completo successo del primo volo sperimentale dello scorso 11 febbraio….

Articolo di Antonio Lo Campo, giornalista scientifico e socio SAP, pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno – Cultura pp 26-27, del 25 febbraio 2015

IXV è una sigla che sta per “Veicolo Sperimentale Intermedio”, ed è il primo passo dell’Europa verso il progetto di una futura navicella spaziale che possa inviare in orbita sia carichi utili che equipaggi. E’ un programma dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), che vede un forte coinvolgimento dell’industria italiana e dell’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, e dell’industria, essendo Thales Alenia Space la principale aziende che ha realizzato il veicolo spaziale.

I tecnici lo definiscono un “dimostratore tecnologico” per sperimentare il rientro atmosferico dallo spazio di una navetta spaziale. Ma può diventare il primo passo verso un nuovo veicolo spaziale alato, non necessariamente pilotato (come lo era lo space shuttle della NASA) ma anche in grado di raggiungere una stazione spaziale in modo automatico.

Conclusa l’era dello space shuttle, con il completamento della Stazione Spaziale Internazionale, l’era degli “aerei dello spazio” si è conclusa. Per adesso.

Si è tornati alla vecchie e care capsule (però cariche di tecnologia ultramoderna), ma l’era degli spazioplani è destinata a proseguire.

Roberto Vittori, è astronauta italiano ESA, tenente-colonnello e pilota dell’Aeronautica Militare, e da qualche tempo “uomo spaziale” presso l’Ambasciata Italiana a Washington. Ha compiuto tre missioni, due sulla capsula russa Sojuz e una sullo shuttle americano: “Per un pilota, volare su una navetta spaziale è il massimo” – ci dice Vittori, che comunque, sulla Sojuz ha svolto il ruolo di pilota al rientro dalla seconda missione – “e credo che una nuova era per gli shuttle tornerà quanto prima. Per certi aspetti, quello della NASA, che era un veicolo spaziale davvero eccezionale sul quale ho avuto il privilegio di volare, era arrivato persino troppo presto. Come europei, e come italiani, siamo orgogliosi di portare avanti un progetto come quello dell’IXV, che ha dimostrato soprattutto che possiamo realizzare navicelle in grado di rientrare con sicurezza dallo spazio. Un settore tutto nuovo per noi, ma che con questo primo successo ci fa guardare con ottimismo al prossimo futuro”.

Roberto ci anticipa un po’ uno scenario futuro tutto europeo, che potrebbe tradursi in quello che si chiama “Pride”, cioè una mini-navetta in grado di compiere missioni dapprima automatiche, e poi con equipaggio, che ha già avuto la “luce verde” all’ultima conferenza ministeriale dei paesi ESA. Anche per rendere autonoma l’Europa per le missioni con astronauti.

E saranno basilari proprio tutti i dati e le informazioni che nelle prossime settimane verranno elaborati dopo il volo di 101 minuti dell’11 febbraio  (seguito dal Centro di Terra ALTEC di Torino),  a far sì che “Pride” possa spiccare il balzo tra le stelle.

“E’ una sfida nuova per noi europei” – spiega Giorgio Tumino, Program Manager di IXV per l’ESA, che si trovava alla consolle di comando a Kouoru durante il volo – “poiché l’Europa fino ad oggi non aveva sviluppato la capacità di realizzare navicelle in grado di rientrare sulla Terra dallo spazio. Quindi quello che abbiamo effettuato è stato un test fondamentale, la prima pietra sulla quale costruire progetti futuri di nuovi veicoli spaziali”.

L’Europa ci aveva già provato negli anni ottanta. Il progetto si chiamava “Hermés”, ed era un mini-shuttle, che a differenza di quello della NASA, era più piccolo (un terzo di dimensioni), ma pensato esclusivamente portare in orbita un equipaggio di tre o quattro astronauti dell’ESA. Il progetto, di marca soprattutto francese, era già bene avviato; Hermes doveva essere lanciato sulla punta di una razzo vettore Ariane 5 dallo spazioporto della Guyana. Poi, nel 1992, il progetto verrà cancellato, soprattutto per ragioni finanziarie.

Ma il sogno della navetta europea continua. E il successo recente dell’IXV, e il suo successore “Pride” alimentano la rincorsa europea all’autonomia dello spazio con navicelle abitate.

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Le pagine de La Gazzetta del Mezzogiorno del 25 febbraio 2015

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